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L'Associazione
DOCUMENTI - DIARI
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La vera storia del giacimento fossilifero della Val Gariasca (Alpe di Logone)
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“Un riesame delle vicende che hanno portato alla scoperta e allo sfruttamento
del giacimento carbonifero della Val Gariasca (Canalone di Logone)”
di Attilio Selva,
con la collaborazione di Mario Selva
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Il recente allestimento della sala paleontologica del museo di Grandola ha permesso di ricostruire le vicende che hanno preceduto la scoperta del contenuto fossilifero del giacimento dell’Alpe Logone.
Come è già stato descritto in altre pubblicazioni, il giacimento fossilifero di Grandola è sito nella valle del carbone (detta anche Val del Carbon), un canalone (1090 m circa) che scende dall’Alpe di Logone e si immette nella val Sanagra di fronte al Monte Grona. In realtà questa vallata era anticamente cartografata come Val Gariasca, un toponimo ignorato dagli studiosi che si sono occupati delle rilevanze fossilifere del Sanagra.

Le fonti storiche permettono di ricostruire con esattezza le vicende che hanno portato alla scoperta dei fossili della val Sanagra: nella pubblicazione di Venzo e Maglia del 1947 si attribuisce a Luigi Maglia il rinvenimento dei primi campioni fossili.
Luigi Maglia, Perito minerario incaricato di effettuare ispezioni geologiche in Val Sanagra, esegue un primo rilievo in Val Gariasca nell’estate del 1939. In questa occasione scopre i primi fossili vegetali come riportato nella pubblicazione del 1947 (Venzo & Maglia, 1947): “dapprima, il Maglia rinvenne un Calamites (fossile di vegetale), che regalò, nel 1940, alla collezione Palanchini, di Bergamo. Nel 1941, il cav. Bianchi di Naggio, esegui, nel canalone, lavori di galleria, per accertare, a scopo industriale, l’entità del giacimento carbonifero …..”.

La ricerca di fonti bibliografiche riguardanti la storia del giacimento ha permesso di aggiungere un nuovo tassello alle vicende che hanno preceduto la scoperta dell’affioramento fossilifero. Queste nuove informazioni sono state acquisite dai documenti dell’impresa del Cavalier Bianchi, casualmente pervenuti all’Associazione Storia Natura e Vita per concessione di un socio della stessa (sig. Mario Selva), parente del Cavalier Bianchi.

I documenti contengono una perizia geologica eseguita in loco dall’ ex Impresa Beretta di Milano e una serie di quaderni dove sono annotati tutti i bilanci dell’attività estrattiva dell’Alpe di Logone. La perizia geologica del materiale carbonioso, datata 1928, dimostra che l’affioramento dell’Alpe di Logone era già conosciuto prima del 1939, infatti, il ritrovamento è avvenuto durante la realizzazione della strada rotabile che doveva collegare la Val Sanagra alla Val Cavargna (strada oggi presente). La strada venne costruita nel 1916/1918 dallo stesso cav. Bianchi che operò in collaborazione con il genio militare. Un breve accenno riguardo alla scoperta del Cavalier Bianchi è stato effettuato dal Magnani (Magnani, 1945) che con grande onestà ricorda: “il primo ritrovamento si ebbe nel 1916 durante la costruzione della strada militare nella val Sanagra, per opera del sig. G. Bianchi. Tuttavia ciò rimase ignorato per la scienza.”

Allo stato attuale il tracciato del percorso interseca la lente carboniosa, quindi è certo che l’affioramento è emerso durante l’escavazione della rotabile
A seguito di questo evento, dieci anni più tardi, il Cav. Bianchi commissionò la perizia di cui sopra all’Impresa Beretta di Milano che, in merito al possibile sfruttamento della risorsa mineraria, dichiarò: “concludendo dobbiamo escludere in modo formale ed assoluto la presenza del carbonifero utile nell’orizzonte geologico visitato e quindi la presenza del prezioso combustibile”.
Fermo restando che il cav. Bianchi era a conoscenza della presenza di lembi carboniose in Val Sanagra, restano ancora oscure le ragioni che indussero l’impresario a sfruttare un giacimento di cui se ne sconsigliava l’utilizzo.
Una possibile risposta a questo interrogativo è riportata nel lavoro di Belloni (Belloni L. M., 2001), l’autore suggerisce che l’incentivo dello sfruttamento delle risorse locali va collocato storicamente nel quadro politico del tempo.
In effetti, come dice il Belloni: “tra il 1937 e il 1938, l’Italia reagiva così col mobilitare le proprie risorse boicottando il prodotto straniero alle sanzioni economiche e finanziarie impostele il 18 novembre 1935, agli inizi dell’impresa etiopica, dalla “Società delle Nazioni” con sede a Ginevra”.

Quale che sia lo svolgimento dei fatti rimane accertato dai documenti che l’attività delle miniere inizia il 16 febbraio 1942, a seguito di un sopraluogo effettuato 5 giorni prima.
Lo svolgersi dei fatti fa ragionevolmente supporre che prima dell’avvio dei lavori vi sia stato un contatto tra il Cav. Bianchi e il Maglia o, addirittura, che sia stato lo stesso Cav. Bianchi a incaricare il Maglia a effettuare l’ispezione del 1939.

E’ altrettanto plausibile che dal 1928, (data della perizia), al 1939 il Cav. Bianchi abbia accettato le conclusioni negative della perizia abbandonando l’idea di sfruttare le risorse minerarie della Val Gariasca.

Il mutamento del quadro politico descritto dal Belloni potrebbe avere influenzato il Cav. Bianchi convincendolo ad avviare i lavori di estrazione. In questa fase di indecisione l’impresario avrebbe richiesto il parere di un altro esperto del settore, decidendo di incaricare Luigi Maglia.

L’arrivo del Maglia e la scoperta dei fossili potrebbero avere indotto lo stesso Maglia a “incoraggiare” il cav. Bianchi nel possibile sfruttamento dell’affioramento.

Quello che le fonti storiche danno per certo è il ritorno del Maglia mentre le miniere erano ancora in attività, infatti, alla prima collezione di 12 campioni ceduta al Museo di Storia Naturale di Milano, fece seguito, nel 1945, un campionario di 2000 pezzi studiati da Sergio Venzo, allora Direttore del Museo di Milano.

Lo studio dei diari lasciati dal Cav. Bianchi alla famiglia di Mario Selva ha permesso altresì di conoscere con maggior dettaglio le vicende svolte nel corso dell’attività delle miniere e il risultato dello sfruttamento del minerale. Nelle gallerie, scavate manualmente con l’ausilio di operai provenienti da Grandola, Val Cavargna e Bergamo, erano stati posati i binari necessari per trasportare il materiale con l’ausilio di vagoncini. Le donne (forse provenienti dalla Val Cavargna) erano addette alla cernita e al trasporto dell’antracite, successivamente caricata su gerle e portata a valle. Il materiale, trasportato dalle donne, veniva imbarcato via lago e destinato a vari usi.

Fonti verbali ricordano che il carbone della Val Sanagra aveva scarsa resa poiché bruciava con difficoltà, l’affermazione trova attendibilità nelle caratteristiche mineralogiche della roccia: gli strati di antracite presentano rilevanti infiltrazioni di argille e arenarie, che rendono difficoltosa la combustione.
Le mediocri qualità dell’antracite della Val Sanagra vennero sottolineate dal Magnani (Magnani, 1945): “l’antracite estratta dal modesto giacimento di val Sanagra è di assai cattiva qualità, è scistosa, friabile, si suddivide in minute scagliette lucenti, è alquanto grafitosa. Il concessionario del permesso di ricerca mi ha gentilmente comunicato la seguente analisi, che rispecchia abbastanza bene le qualità medie del combustibile: Carbonio fisso 34,3 % - Ceneri 58,2 % - Materie volatili 2,8 % - Umidità 4,6 %. Potere calorifico alla bomba Mahler: 3488 calorie.”

Le impurità presenti nell’antracite ne hanno cambiato il destino nei confronti dell’utilizzo, infatti il materiale veniva riciclato per realizzare mattoni da combustione, utilizzati anche per alimentare il treno della ferrovia che collegava Menaggio-Grandola e Porlezza.
Il sig. Abbondio Secchi ricorda gli anni della fabbricazione dei mattoni da combustione:“il carbone della Val Sanagra veniva ridotto in frammenti minuti che venivano mischiati con il catrame, ricordo benissimo questa attività svolta nella mia attuale abitazione (Via Galbiati, Grandola ed U., Fraz. Cardano) al tempo di proprietà del sig. Camozzi.
I due addetti alla lavorazione utilizzavano un macchinario che fungeva da stampo per realizzare il mattone. Questo fu l’ultimo espediente adottato per tentare di sfruttare l’antracite della Val Sanagra.
Purtroppo il minerale non dava alcuna resa a causa delle troppe impurità e anche in questo caso l’esito risultò negativo. Si tentò di utilizzarli per alimentare la locomotiva della ferrovia o per scaldare le abitazioni. Una parte dei mattoni rimasero nella mia vecchia stalla per lungo tempo, poi dovetti buttarli!.”

L’estrazione del carbone in Val Sanagra è continuata sino al settembre del 1944.

Nonostante il gran numero di persone coinvolte (ricordiamo che era presente anche una mensa gestita da una cuciniera), e i contatti con le Città di Como, Sondrio e Milano, il bilancio delle miniere risultava in perdita: alla chiusura dell’attività l’utile ricavato ammontava a £ 54.336, le spese a £ 241.017.


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Di seguito vengono riportate le paghe degli operai.
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PAGHE ORARIE
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CARPENTIERI:£ 6
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MINATORI: £ 5,5
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MANOVALI:£ 4,5
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ASSISTENTI:£ 7
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Va precisato che venivano applicate delle indennità di presenza e di galleria pari al 10% della paga.
Un tentativo fallito del Cav. Bianchi ha permesso di scoprire il giacimento fossilifero più antico della Provincia di Como, i campioni raccolti sono stati studiati con cura da Sergio Venzo, allora Direttore del Museo di Milano, studi convogliati in una delle pubblicazioni più interessanti della paleontologia locale. Questo articolo voleva onorare la memoria di quattro uomini (S. Venzo, L. Maglia., C. Bianchi e M. Magnani) ricercatori che con il loro contributo hanno fatto conoscere una nuova realtà della val Sanagra utile allo scrivente per effettuare nuove ricerche e per realizzare la sala paleontologica del Museo di Grandola.
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Miniere Logone (ingresso)
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Miniere Logone (interno)
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Un disegno che ricostruisce l’attività delle miniere in Val Sanagra
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Biografia del Cav. Bianchi
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Il Cav. Carlo Giacomo Bianchi, impresario edile detto Santino, nasce il 13 giugno 1884 a Naggio, una frazione di Grandola ed Uniti. Egli compie numerose opere in Valtellina, tra le quali la diga di Cancano
Appassionato di natura ed escursioni, si interessa allo sfruttamento dell’Alpe di Logone, in seguito ad una scoperta fortuita compiuta nel 1918 durante i lavori di costruzione della strada rotabile che stava realizzando in Val Gariasca, in collaborazione con il genio militare
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Il Cavalier Bianchi

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Allegati: Perizia geologica
e annotazioni del Bianchi
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Annotazioni del Cav. Bianchi
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Bibliografia
* Villa Camozzi

MUSEO ETNOGRAFICO
E NATURALISTICO
VAL SANAGRA


Villa Camozzi, fraz. Codogna 22010 Grandola ed Uniti • (CO) • Italy
Email: [email protected]www.museovalsanagra.it
Tel. +39 0344 32115 • Fax +39 0344 30247

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