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La doppia provenienza dei fossili di Osteno
“Alcune precisazioni su Osteno, sito fossilifero di importanza mondiale” di Attilio Selva

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Come è stato scritto in numerose pubblicazioni, i fossili di Osteno provengono da una cava (cava del Dulio o “Dui”) posta a ovest della località nota come Porto Franco.
La scoperta del giacimento limitrofo a Porto Franco avvenne in modo del tutto casuale e fortuito. Nel 1964 il sig Pio Mariani, noto collezionista di minerali e commerciante di Desio (Milano) si trovava nei dintorni di Albogasio. Egli si accorse che nei pilastri di un cancello erano stati cementati due splendidi fossili di crostacei perfettamente conservati. Il signor Pio Mariani scoprì che il cancello era di proprietà del padrone della cava di S. Margherita presso Porto Franco (Osteno) che fornì al collezionista alcuni esemplari. Nel 1965 Pio Mariani segnalò la scoperta al noto paleontologo Giovanni Pinna cedendogli gli esemplari acquistati dal padrone della cava. Pinna si recò sul posto nello stesso anno, quando le cave erano ancora in attività, recuperando nuovo materiale estremamente interessante. Successivamente, nell’estate del 1966, le cave vennero chiuse perché ritenute pericolanti, questo rese difficile il reperimento di nuovi materiali. La scoperta fu seguita da numerosi studi del Museo di Storia Naturale di Milano associata a nuovi scavi paleontologici che portarono a diverse scoperte interessanti.

Gli stessi studiosi hanno ricordato questo importante sodalizio, ricordiamo alcune parole di Giovanni Pinna: “nel settembre del 1968, recatomi ancora ad Osteno, riuscii a procurarmi dal padrone della cava Sig. Steffenini, che qui molto ringrazio, due nuovi esemplari in ottimo stato di conservazione, quasi completi, distesi sulla roccia…”.
La raccolta di nuovi campioni fossili non ha coinvolto solo la cava di Porto Franco, un altro sito che ha fornito resti molto simili è la cava Quaglietto, collocata a monte del villaggio di Osteno (Claino con Osteno). La cava, di proprietà del sig. Emilio Vitali, è stata operativa sino al 1980, poi chiusa in seguito a una terribile disgrazia: “ un lastrone scivolò e morirono schiacciati due operai!”; l’avvenimento comportò la chiusura definitiva di un’attività che durava da generazioni.

Anche questo secondo scavo, prima del tragico 1980, ha riportato alla luce diversi resti fossili ceduti ai paleontologi che studiavano la fauna di Osteno, la cessazione dell’attività ha impedito di recuperare ulteriore materiale.

L’estrazione delle cave di Osteno era un’attività di tipo familiare, in genere, il materiale raccolto veniva esportato per i cantieri dislocati in diverse zone del Lario e del Ceresio. Come ricorda Cereghini in un intervista al sig. Vitali: “l’attività comportava storie di fatiche, di lunghe giornate passate a preparare i fori di mina, quindi le volate di esplosivo e, poi, infinite ore trascorse a spaccare i lastroni con cunei e mazza per ricavarne pezzature più leggere e maneggevoli. Quindi le pietre sui carri raggiungevano direttamente i cantieri o i barconi da trasporto sulla riva. Solo più tardi l’uso dei mezzi a motore fece risparmiare qualche fatica e le consegne divennero più puntuali ed a maggior raggio”.

La collezione dei fossili di Osteno proviene in realtà da due siti di estrazione: la cava di Porto Franco e la cava di Claino con Osteno, questo articolo voleva ricordare il buon sodalizio creatosi tra gli studiosi del Museo di Milano e i padroni delle cave. E’ possibile che nelle fasi iniziali vi siano state delle reticenze, ma il seguito ha dimostrato una piena collaborazione e il “fine (spesso) giustifica i mezzi!”

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Bibliografia
* Villa Camozzi

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E NATURALISTICO
VAL SANAGRA


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