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L'Associazione
DOCUMENTI - DIARI
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Nuove segnalazione floristiche in Val Sanagra e dintorni
“Specie rare di recente segnalazione”
Di Attilio Selva
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Verranno di seguito elencate segnalazioni floristiche riguardanti specie rare o endemiche, le scoperte derivano da ricerche effettuate dallo scrivente in Val Sanagra e in alcune zone del Lario occidentale. Va precisato, in particolare per gli endemismi, che il Lario occidentaleè molto interessante per lo studio della flora endemica; basti considerare che la distribuzione di gran parte degli endemismi insubrici e subendemismi ha come limite estremo questo territorio. Poiché il Canton Ticino non presenta molte delle specie in questione, i botanici hanno evidenziato una “lacuna floristica Ticinense”.
Oltre agli endemismi, particolare attenzione è stata riservata alle specie chepresentano un’areale di distribuzione puntiforme, almeno per quanto riguarda il Lario occidentale.
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La Campanula dell’Arciduca Raineri
(Campanula raineri Perpenti)

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A livello mondiale l’areale distributivo di questa specie si estende tra il lago di Garda e il lago di Como spingendosi nel Vicentino. La Campanula Raineri è una pianta perenne, formata da fusti fogliosi e uniflori, formanti piccoli cespugli che sporgono dalle fessure prive di suolo.
Le foglie cauline sono alterne, ellittiche con piccoli dentelli, il fiore viola azzurro cupo è molto grande (3-4 cm).
Distribuzione: Monte Grona, sotto la vetta a 1736 m (Pisani, 1986 - Selva, 2000 - Comolli, 1834); “Fra gli scogli…del Sasso Rancio vicino alla Gaeta” (Comolli G., 1834), oggi assente; Monte Generoso (Koch, 1844 - Penzig, 1879 - Franzoni, Lenticchia e Fravat nel 1890). Già tra il 1825 e il 1829 la sua presenza viene messa in dubbio da Fiori. Becherer nel 1960 non la trova e addirittura Schröter nel 1950 afferma: “oggi non vi si trova più”.

Le segnalazioni successiveriguardano due settori del Monte Pidaggia (m 1528) prossimi alla Val Sanagra: la specie prospera al Sasso di Cusino in corrispondenza della massicciata antistante al paese omonimo a quota 1000 (Selva, 2001) e il versante che si affaccia sull’Alpe di Logone (m 1184) in territorio di Cusino (Selva, 2002). Le guglie di dolomia che si vedono dall’Alpe di Malé ospitano una popolazione di Campanula raineri che sembra ricollegarsi a quella descritta per il Sasso di Cusino (m 1328).

Campanula Raineri

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Primula di Lombardia
(Primula glaucescens Moretti)

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La Primula glaucescente è distribuita tra la sponda Occidentale del Lago di Como a ovest e il settore meridionale del massiccio del Monte Adamello (Val Daone) ad est, disgiunto dall’areale principale lombardo. E’ affine alla Primula spectabilis, una specie a distribuzione orientale.
Distribuzione: Monte Grona (Comolli, 1834); Griante (Comolli, 1834); Valsolda: Cima Sgaravò (1385 m), quota 1330 m (Antonietti, 1985).

Allo stato attuale la specie cresce in Valsolda e in Val Sanagra alle pendici del Monte Pidaggia, tra i Monti di Gottro e l’Alpe di Logone a 1100 m (Selva, 2000). Questa stazione continua dietro la cima del monte sul versante che si affaccia all’Alpe di Malè (m 1201). La stazione della Valsolda è attualmente il limite Occidentale di distribuzione.
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Felce falcata
(Cyrtomium fortunei Presl)

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Questa rarissima felce era segnalata nella monografia floristica di Pignatti, (Pignatti, 1982) solo in Friuli sul Monte Ragogna e in Canton Ticino a Cannobio; si segnala la presenza di alcuni individui in prossimità della foce del torrente Sanagra, nei dintorni della forra che attraversa l’ex seteria Buratto (Menaggio).
Si tratta senza dubbio di una specie coltivata per ornamento e successivamente naturalizzata (solo nei siti citati). La felce falcata presenta foglie pennate con segmenti interi, si distingue dalle specie affini per la fine dentellatura dei margini fogliari.


Cyrtonium fortunei

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Pteride dalle foglie pinnate
(Pteris vittata)

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Felce molto rara: cresce solamente in Campania, Calabria e Sicilia, anche se ormai in molti di questi luoghi sta scomparendo. La recente scoperta della specie a Menaggio (Loveno-Val Sanagra) conferma la monografia floristica di Pignatti che nel 1982 citava. “anticamente segnalata sul Lago di Como”. Da una ricerca storica approfondita emerge che il botanico Augusto Béguinot ha pubblicato nel 1926 un articolo intitolato: “Note floristiche e fitogeografiche sulla pretesa esistenza della Pteris longifolia presso il Lago di Como”. Naturalmente è molto strano che una specie che cresce a sud della Campania, ricompaia a nord dopo 800 Km di distanza.
Attenendoci a questi dati è ragionevole credere che questa pianta sia stata introdotta in qualche giardino, dal quale è successivamente “fuggita”. Occorre però considerare che la coltivazione e la propagazione nell’Insubria della Pteride dalle foglie lunghe non è molto facile. La stazione dove cresce a Menaggio è composta da oltre 50 individui chiaramente spontanei e non è presente in nessuno dei giardini limitrofi. Un altro dato interessante è la presenza spontanea dell’affine Pteris cretica, diffusa nella forra limitrofa allo stabilimento Mantero (Burgatto) o nei dintorni della località Forno. Il genere Pteris in Italia comprende solamente queste due specie.

Pteris vittata

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La Viola pennata
(Viola pinnata L.)

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E’ una delle specie più rare del Lario occidentale ed è rarissima in tutto il territorio italiano. Il fiore, lillacino, ha lo sperone violaceo di lunghezza doppia rispetto alle appendici del calice. La caratteristica che conferisce alla pianta il termine specifico “pinnata” è la foglia palmato partita anzichè intera.

Viola pinnata

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Distribuzione: Monte Grona, sull’orlo ovest della Grona a 1000 m, con Cytisus emeriforus e Pulsatilla montana (Dübi, 1954 - Pisani, 1985 - Selva, 2000); una nuova stazione rinvenuta dallo scrivente (Selva, 2001) è vicina alla sponda opposta (al Monte Grona) della Val Sanagra, il Monte Pidaggia (m 1528), nei dintorni della cima, anche su affioramenti rupicoli.
Per comprendere la sporadicà di questa specie si consideri che la stazione del Canton Ticino più vicina al Monte Pidaggia dista circa 50 Km
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Lo Sparviere a foglie sottili
(Hieracium porrifolium L.)

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Simile a un qualunque Sparviere, se ne distingue per le foglie molto sottili, intere, lineari e carenate (2-4 per 9-16 mm) con sparsi peli chiari. Vive su rupi calcaree soleggiate e pendii aridi sassosi (300-2400 m). La distribuzione è compresa tra le Alpi Giulie e le Grigne. In realtà l’areale non si ferma alle sole Grigne come dimostrano i ritrovamenti del Lario occidentale: Monti di Griante e Val Menaggio (Comolli, 1834); Panotti di tramezzo.

Si segnala una nuova popolazione in Val Sanagra, vicino a Villa Bagatti Valsecchi (Selva, 2002) e una menzionata 20 anni fa: il Monte Grona (Pisani, 1985).
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La Ginestra o Citiso insubrico
(Cytisus emeriflorus Rchb.)

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Il Citiso insubrico è una specie endemica distribuita tra il Friuli, il Lago di Garda e il Lago di Como.

Il Citiso insubrico è un piccolo arbusto molto simile a una ginestra.
Il genere Cytisus, infatti, comprende la maggior parte delle specie denominate volgarmente “ginestre”. Ad esempio, la Ginestra dei carbonai, che nelle nostre montagne ricopre vaste distese di praterie abbandonate, viene idicata con il termine latino Cytisus scoparius.

Distribuzione: Monte Grona (Dübi, 1953); Si segnalano nuovi ritrovamenti in Val Sanagra alle pendici del Monte Pidaggia (m 1528), tra i Monti di Gottro e l’Alpe di Logone (Selva, 2000).
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La Sassifraga di Vandelli
(Saxifraga vandelli VEST)

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E’ senza dubbio il ritrovamento più importante di tutte le mie escursioni, non essendo mai stata segnalata da nessun botanico sulla sponda Occidentale del Lago di Como.
La Saxifraga Vandelli è un endemismo insubrico che cresce sulle rupi calcaree delle Alpi Orobie, tra le Giudicarie, le Grigne e il Bormiense. Nel Lago di Como è stata segnalata nei massicci Corni di Canzo, Resegone, Artavaggio e Grigne.
La stazione del Lario occidentale si trova sui Monti di Croce (Selva, 2000): da Paullo si prende la mulattiera che sale sino alla località Forcolette (825 m), dove si diparte un sentiero che consente il superamento del piccolo promontorio del Sasso Martino (m 862). Si giunge in prossimità di alcune trincee e qui si scende nei ripidi prati magri, (occorre fare molta attenzione!) dove si giunge sopra la Chiesa di S. Martino e l’inizio della Valle Stera (tra Pastura e C. Bianca). Nelle balze erbose affiorano rupi di dolomia di poche decine di metri quadrati, di queste occorre osservarne il fianco sinistro. La popolazione presente è ridotta, essendo composta da poche decine di cespi.

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L’Erba Regina
(Telekia speciosissima (L.) Less.)

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E’ una pianta erbacea alta fino a 50 cm, le foglie ampiamente obovate o piriformi presentano la base amplessicaule e raggiungono una lunghezza di 15 cm. Generalmente, appaiono lucide, finemente dentellate e di consistenza cuoiosa. Il fiore è un capolino giallo oro (simile a un piccolo girasole), solitario, molto grosso (4-6 cm). L’Erba Regina è un endemismo insubrico che cresce su rupi dolomitiche asciutte o sassose.

Distribuzione: pendici del Monte Pidaggia (m 1528) tra Carlazzo e Cusino (Dübi, 1953/60 e Becherer, 1962), Val Sanagra tra i Monti di Gottro e l’Alpe di Logone (Selva 1999-2000), Sasso di Cusino a 1000 m (Selva, 2000); Monti di Griante - Chiesa di S. Martino (m 475) - Valle Stera con Physoplexis comosa (Selva, 2000), Buco della Rotella – Forcolette - Paullo (Comolli, 1834 ; Dübi, 1953 e Selva, 2000); Monte Grona ? (Consonni & Arrigoni, 1997), da verificare; Monte di Tremezzo.
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Erica arborea
(Erica arborea)

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L’Erica arborea (Erica arborea) anche detta scopone, ulice o scopa. Essa deriva dalla antica stirpe dell’Erica che ha il suo centro di origine in Sud Africa ove è rappresentata da non meno di 530 specie. La sua presenza nell’Italia meridionale attesta un antico contatto tra l’Africa e l’Europa. Molto simile all’Erica carnea si distingue per il portamento arboreo (oltre 2 m di altezza), la corteccia rossastra e i rami estremi bianco-lanosi. I fiori bianchi e campanulati sono inseriti nella parte terminale dei rami, sormontata da un rametto di sole foglie.
L’habitat dell’Erica arborea è la macchia mediterranea sempreverde o le giovani leccete. La distribuzione italiana è concentrata nel bacino mediterraneo sebbene penetri a nord degli appennini giungendo in Romagna, nel Piemonte meridionale, sul Lago di Garda e sul Lago di Como dove risale sino a Colico e Chiavenna.

La presenza di Erica arborea nel Lario occidentale era già stata segnalata da illustri autori: il Christ la indica per la Tremezzina, secondo Bär, abbonda fra Grandola e Loveno. Allo stato attuale l’Erica arborea cresce tra Grandola e Menaggio (Loveno e Gaeta). In particolare in Val Sanagra, gli ultimi individui di Erica arborea si trovano a quota 550 m, nelle immediate vicinanze del Sass Corbee (su deposito morenico, tra i castagni). Quelle della Val Sanagra è una delle stazioni più distanti dai bacini lacustri.
A seguito di recenti sopraluoghi lo scrivente segnala popolazioni di Erica arborea ai Monti di Colonno e ai Monti di Laglio.
Curiosi gli utilizzi dell’Erica arborea: i contadini la utilizzavano per infrascare i Bachi da seta in procinto di produrre il bozzolo (Bigattiere). Altri asportavano le parti basali del fusto per ricavare legno duro e poco combustibile, adatto per la fabbricazione delle pipe.
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Rincospora chiara
(Rhynchospora alba (L.) Vahl)

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Specie rarissima in tutto il territorio italiano: cresce in ambienti umidi, in particolare torbiere basse collocate a quote comprese tra i 0 e i 1500 m. Presenta un aspetto giunchiforme circondato da foglie strette, grigiastre e avvolte su se stesse; produce piccoli fascetti fioriferi terminali di colore biancastro.

Questa pianta sta scomparendo in quasi tutto il territorio italiano, probabilmente ciò è da relazionare alla scomparsa degli habitat palustri, distrutti dalle bonifiche, dall’urbanizzazione o dall’interramento naturale.
La specie prospera in una ristrettissima popolazione a Montuglio, dove si trova la sbarra che chiude il percorso che sale all’Alpe Rescascia (Selva, 2003).
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Clematide alpina
(Clematis alpina (L.) Miller)

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Specie abbastanza comune in tutto l’arco alpino, dalle A. Giulie alle A. Marittime. Cresce in boschi montani e subalpini con abete bianco (Abies alba) o faggio (Fagus sylvatica) oppure nelle mughete. In altri casi la si trova presso affioramenti rupestri, preferibilmente di rocce calcaree.

Clematis alpina

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In ambito locale è una specie rara, infatti non vi sono segnalazioni per i territori compresi nelle comunità montane Alpi Lepontine e Lario-Intelvese. La specie cresce su sfasciumi di dolomia alle pendici del Monte Grona, sul sentiero che dal Rifugio Menaggio sale verso la Forcoletta (Selva, 2005).
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Bibliografia
* Villa Camozzi

MUSEO ETNOGRAFICO
E NATURALISTICO
VAL SANAGRA


Villa Camozzi, fraz. Codogna 22010 Grandola ed Uniti • (CO) • Italy
Email: [email protected]www.museovalsanagra.it
Tel. +39 0344 32115 • Fax +39 0344 30247

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