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Al termine della cottura, lo scarico del materiale avveniva abbastanza rapidamente, infatti la calce non richiede molto tempo per raffreddarsi. La “calce viva”, nome dato alla calce appena prodotta, richiedeva un ulteriore fase di preparazione: la reazione con l’acqua. Questa era la fase della lavorazione più rischiosa perché la reazione tra “calce viva” e acqua, piuttosto intensa, può provocare ustioni. Per questi motivi si scavava una fossa per accogliere la “calce viva” che veniva lentamente irrorata con l’acqua, al termine della reazione si otteneva la “calce morta” ovvero il prodotto finale pronto per l’utilizzo.
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La calce viene utilizzata in diversi ambiti: negli impasti con il cemento, per fare intonaci, nella pavimentazione, per la tinteggiatura o, addirittura, in campo agricolo. Le calchere della Val Sanagra erano di proprietà delle famiglie Leoni e Mengotti, sono state attive sino a poche decine di anni fa. In genere sono collocate vicino ad affioramenti rupestri, detriti (frane puntiformi) o torrenti, si tratta di collocazioni strategiche per avere a disposizione le materie prima.
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