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Le Sale di Esposizione Funghi

Album Fotografici





* Villa Camozzi Foto dal Museo
Villa Camozzi Piano Terreno_Villa Camozzi Primo Piano Sale Municipio
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Prefazione
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Una presentazione rinnovata, sia nella grafica sia nei contenuti, della pubblicazione su Villa Camozzi si pone come obiettivo di destare nuovi interessi per un costante avvicinamento al passato e presente di questo edificio, che per scelta dell'Amministrazione Comunale è divenuto palazzo Municipale e Centro Civico per tutt la Comunità.


Questo edificio storico, con giardino di notevole pregio architettonico, è uno degli aspetti caratteristici di questo piccolo Comune che, con l'acquisizione ha voluto farne il proprio centro Civico, sede degli uffici Comunale e sede del Museo Etnografico e Naturalistico - Val Sanagra.

La Villa Comunale ha assunto così in forma definitiva un ruolo di centralità per tutti i cittadini, per conservarne la memoria storica a testimonianza di un passato fatto di ricordi piacevoli e non, come sede amministrativa e politica del territorio e non ultimo come punto di riferimento culturale, folcloristico per tutta la Comunità.

Tanti sono gli anni di storia di questa Villa e tanti sono i ricordi che legano la popolazione alla stessa: ecco perchè si è voluto che Villa Camozzi diventasse un bene di tutta la popolazione, un simbolo prestigioso a riconoscenza del passato e un dono per le nuove generazioni.


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Cenno descrittivo

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Appare come una Villa di imponenti dimensioni, massiccia e disadorna all'esterno, ma di grande interesse per la raffinatezza degli interni e di alcuni particolari costrut-tivi.

Si tratta di un organismo settecentesco che ripete, su un terreno ondulato e mosso, gli schemi di alcune ville della Brianza; l'accesso avviene attraverso un bel cancello con pilastri e muri ad esedra ed una lunga rampa gradinata in asse con la porta principale, incorniciata da un portale di pietra in forma rococò.

L'atrio centrale disimpegna il grande salone da ballo, un vestibolo e lo scalone che porta al piano nobile; tutte le sale al pianterreno hanno una copertura a volta; le sale superiri invece hanno stupendi soffitti con travi acassettoni a "passacotto", e fasce decorate ad affresco di fattura rimarchevole.Altrettanto rimarchevoli gli arredi, sopratutto quelli interni.
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150 anni di storia

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La Villa fu costruita, presumibilmente intorno alla metà del 1700 da una famiglia nobiliare, la famglia Guaita che, trasferendosi in Germania , cedette la Villa che fu acquistata da Luigi Camozzi.

Estratto da “cenno biografico e necrologico del cav. Carlo Luigi Camozzi, maggiore d'artiglieria edito a Como - Tip. prov. Felice Ostinelli - 1885”.
Da Carlo Antonio e da Maria Caterina Bertelli nacque egli in Gottro, Mandamento di Porlezza, a di 24 luglio 1786.

Fece i primi studi a Como sotto la direzione del padre gaggi, orgoglioso di lui siccome d'altro dè migliori suoi allievi; quindi passò alla Università di Pavia, e si applicò alle matematiche.

Lo spirito guerresco dei tempi scosse le fibre del giovane studente, il quale nella primavera del 1805 si ascrisse volontario nell'Artiglieria del Reggimento Veliti reali.
A quei giorni entrare nelle armate equivaleva a schierarsi sul bampo di battaglia, ed il Bravo camozzi corse giulivo al suo posto d'onore, e di là segnalossi ben presto siccome prode fra i prodi.

Per la qual cosa venne promosso ad Aiutante maggiore nell'artiglieria della Guardia reale italiana. Con questo egli passò in dalmazia, ove il 29 settembre 1806 partecipò al combattimento di Castelnuovo, nel quale il Generale Marmont con due soli battaglioni della Guardia suddetta, battè e fugò un corpo di ben dieci mila uomini tra Moscoviti e Montenegrini, appoggiato eziandio da parecchie scialuppe cannoniere russe.

Il Camozzi con una sola sezione di Artiglieria seppe far tacere le cannonerie russe e rimandarle assai malconce, così che contribuì molto efficacemente alla splendida vittoria.

Questo fatto onorevolissimo pel nostro cittadino ricordando così il Zanoli nella Storia delle Milizia cisalpina italiana, come il Bertolini nelle pagine in cui narra la sua prigionia in Russia.

Tutte le guerre che da quell'epoca fino alla caduta del colosso napoleonico furono combattute dalle armate italiane aggiogate al carro della Francia, videro il camozz sempre fra i primi.
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Il dire di tutti i fatti d'armi in cui egli acquistò lode e onore è impossibile a noi, che dobbiamo appagarci a rammentare come Bonaparte sullo stesso campo di battaglia creò il Camozzi Cavaliere della Legion d'onore da prima e della Corona ferrea da poi, e loro proclamò "uno dei più distinti Capitani dell'armata".

Non possiamo però esimerci dal rammentare la parte gloriosa che ebbe questo illustre nostro conterraneo nella memorabile campagna di Russia. Infatti, il 6 agosto 1812 alla battaglia di di Wittepsk sulle sponde della Dwina, il Capitano Camozzi sostenne agli avanposti l'urto d'una grossa colonna nemica, e la obbligò a precipitosa fuga.

Alla battaglia di Smolensko, emulò nobilmente la rinomata artiglieria witemberghese, portando la disfatta nelle file moscovite; ed alla titanica battaglia datasi il 7 settembre 1812 sulle rive della Moskova cooperò assai validamente all'attacco d'un gran ridotto difeso da ben 70 cannoni e da un grosso nerbo di truppe, e cos', fatta possibile le presa di quella formidabile posizione, fu decisa ed assicurata la strepitosa vittoria.
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Nella disastosa ritirata che susseguì a quei grandi fatti d'armi "il valoroso Camozzi", dice il Bertolini, "fu sempre superiore ad ogni encomio per la sua intelligienza, e per le sue belle prove di coraggio e maestria nel dirigere le sue artiglieria".

E singolarmente si distinse in occasione del memorando passaggio della Beresina, quando tenne in rispetto per una intera giornata le orde cosacche, e diè modo di salvare l'artiglieria della Guardia reale, e migliaia e migliaia di vite.

Negli anni successivi allo spaventoso disastro della ritirata di Russia, il Capitano Camozzi militò sempre fra le valorose schiere italiane che versarono a torrenti il loro sangue nelle ultme convulsioni fra cui agitavasi il prepotente fondatore del primo impero.

Duole che i limiti imposti a questo scritto dalla stessa sua natura non concedano di ricordare tutti i fatti bastevoli a tesserare attorno al nome di Camozzi una corona di gloria imperitura. Colle seguenti parole del Bertolini, quindi chiudiamo il rapido cenno sulla vita militare del nostro concittadino. "Se ad una ad una, dice egli, numerar volessi le replicate prove di valore del nostro bravo compagno d'armi, occuper dovrei non pagine, ma volumi, e per encomiare degnamente il merito del prode Capitano Cavaliere Luigi Camozzi farebbe d'uopo non la debole mia penna, ma bensì quella di un Plutarco, o di un Tito Livio".

La restaurazione del dominio austriaco nella Lombardia e lo scioglimento dell'esercito Italiano coperto di cotanta gloria, determinarono il Camozzi, elevato di grado di Maggiore d'Artiglieria, a ritirarsi dal servizio militare, e nulla valse ed indurlo a vestire la divisa di quel nemico che egli tante volte aveva combattuto e vinto.

Al che inducevalo eziandio l'amore vivissimo che egli portava alla sua parta sventurata; per la qual cosa di buon patriota preferì ritirarsi nel silenzio della vita privata, ed ivi fra le mura domestiche serbò intemerata la sua fede, e continuò il suo culto alla virtù.
Poichè era di famiglia abbiente e sapendo che era in vendita nel Comune di Grandola questa Villa, la acquistò.

Visse tra Como e Grandola, dopo aver sposato Teresa Salvioni,
Nel 1848, già un po' avanti negli anni partecipò alle "Cinque giornate di Como", fu presidente del Comitato di guerra di questa città e riuscì ad ottenere la consegna della bandiera del reggimento Prohaska, ufficiale dell'artiglieria austriaca, dopom aver cannoneggiato la caserma "S.francesco".

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Dal 1848 al 1859 si ritirò prprio qui a Grandola perchè la sua presenza a Como non era tanto gradita alle autorità austriache.
Morì nel 1875, alla bella età di 88 anni. Alla sua morte la Villa fu ereditata dal figlio Felice, celebre notaio, sindaco di Grandola dal 1890 al 1900.

Felice Camozzi morì nel 1908 e lasciò la Villa, dato che non aveva figli, in eredità al nipote Emilio, figlio di un fratello che era morto. Emilio Camozzi, di professione notaio, fu sindaco di Grandola in due periodi: dal 1905 al 1912 e dal 1917 al 1922.
La Villa passò poi, nel 1942 alla morte di Emilio, a Luigi e nel 1951, alla sua morte, ai tre figli eredi, Emilio, Elena e Carlo Felice.
Gli ultimi eredi Camozzi, trasformati gli edifici di servizio attigui e le stalle in abitazioni, in data 24/11/1977, vendettero la Villa alla Immobiliare "codogna s.r.l.".

La nuova proprietaria, dopo aver venduto tutto il mobilio antico e dartistico che arredava la Villa, riceveva soluzioni diverse per il riutilizzo dell'immobile in modo più remunerativo.
in data 18/12/1982 l'Amministarzione Comunale, preoccupata del degrado in atto e nel timore che l'immobile potesse essere trasformato in usi diversi, pose il vincolo di "uso pubblico" sul fabbricato e sul giardino.

in data 24/07/1986 il Comune di Grandola ed Uniti acquistò l'intera proprietà per il prezzo di L. 295.000.000.

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Cenni architettonici

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La Villa Camozzi, nel comune di Grandola ed Uniti, consta di un edificio padronale e di un attiguo corpo di edifici di servizio, il tutto situato in posizione preminente, circondato da un terrazzo cui si accede attraverso un viale e una scalinta, ambedue delimitati da cancelli di ferro battuto.

La costruzione appartiene al XVIII sec. ed è tutta intatta ed autentica, senza rifacimenti nè sovrastrutture.
La casa padronale è a pianta rettangolare, (quasi quadrata), con atrio centrale e sale su tre lati, cucina sul quarto, al piano terreno; stanze da letto ai due piani superiori, cui si accede mediante scaloncino di serizzo.

L'ingresso principale è caratterizzato da un portoncino di ganito con lunetta protetta da artistica inferriata, e porta a vetrini con piombi. le sale sono a volta, arricchite da affreschi decorativi dell'epoca, come pure l'atrio e tutto il vano della scala. Le porte interne di noce massiccio con pannelli di radica. Lungo lo scalone corre una ringhiera di ferro battuto, e alcune finestre hanno pure ringhiere di ferro battuto.

Gli edifici di servizio, a soli pianterreno e primo piano di modesta altezza, constano di un corpo di fabbricato rettangolare allungato con andamento N-S, e di un cortile pure circondato da edifici adibiti a scuderie e attrezzatura per la vinificazione, comprendente un poderoso antico torchio di nooce.

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Tutto il complesso è caratterizzato, oltre cha dalla pretta autenticità e dalla bellezza della decorazione interna della casa padronale, dalla ricchezza dei particolari: cancelli, ringhiere, balconi di ferro battuto di squisita fattura, stipiti esterni e coperture di muri di granito, porte di noce e radica. Rappresenta inoltre, nella zona, un rarissimo, forse unico, esemplare di residenza padronale, munita di decorosi edifici di servizio ("les communs" delle "gentil-hommières" francesi), il tutto concepito e realizzato secondo un piano organico (mentre di solito, nella medesima area lariana, i servizi delle ville venivano ricavati, con soluzioni di ripiego, da case rurali sparse nei Villaggi).

La organicità dei servizi della Villa Camozzi è forse dovuta all'antica presenza di una proprietà agricola di non trascurabile entità. Comunque costituisce una tipica esemplificazione della vita signorile del settecento.

Il complesso degli edifici sopradescritti sorge so un poggio proteso verso la valle Menaggio, che domina con ampia veduta in tutta la sua estensione.
Attualmente non esiste un vero e proprio giardino, ma soltanto un terrazzo erboso, circondante la casa padronale, delimitato a valle da un parapetto con copertura in serizzo, cui si accede attraverso gli ingressi sopra citati, dei quali uno formato da una pittoresca gradinata, di acciotolato con alzate di granito, alle cui estremità inferiore sorgono i pilastri settecenteschi formati esedra.

Viene ritenuta auspicabile la conservazione di una zona di rispetto attorno alla villa, zona ultimamente oggetto di discutibili iniziative edilizie.

Ignazio Vigoni
Ispettore on. di zona della Sovrintendenza
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Caratteristiche tipologiche e strutturali

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La Villa Camozzi si presenta come classico tipo di villa isolata settecentesca, di forma rettangolata, con rapporto pressochè aureo tra le lunghezze dei lati, di aspetto massiccio e compatto e di livello decisamente superiore, per concezione d'impianto, complessità e livello delle finiture, tra gli esempi del Lario, quasi un tipo canonico, per chiarezza e semplicità dell'impianto distributivo, della propria categoria, assimilabile piuttosto agli edifici più noti e famosi della pianura lombarda.

L'asse mediano del fronte principale sulla piazza e della gradinata di accesso, attraversa la sala di ingresso ed il salone delle feste, per uscire dal portale del fronte opposto e concludersi sulla vasca della fontana: alla destra di questo asse di simmetria si sviluppano lo scalone d'accesso al piano nobile, gli spazi della cucina e della dispensa, la scala di servizio che disimpegna cantina, piano nobile, piano secondo e solaio, il guardaroba; alla sinistra tre stanze di soggiorno e pranzo, di cui quella centrale, con camino, centrata sull'asse ortogonale del fronte sud rivolto verso il giardino e la Val Menaggio.

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Tutti i locali del pian terreno hanno volte a botte e crociere in muratura mista tra cui di particolare pregio quelle dell'ingresso e del salone per decorazioni e spazialità.

Particolare originale e di non comune esecuzione è il portale settecentesco in granito bocciardato, che riprende il motivo, tipico delle ville del Lario e Ceresio, del voltino poligonale, qui una interpretazione addolcita ed inconsueta.

Tipologicamente interessante è la presenza, al piano interrato, del locale ghiacciaia con cunicolo di caricamento dall'esterno del giardino, per ammassare durante l'inverno la neve per la stagione estiva.

Lo schema distributivo del piano nobile è costituito da uno pazio centrale, rappresentato dal grande salone con camino affacciato sul lato est (quello sulla piazza), che disimpegna direttamente le altre stanze collocate ad u lungo il perimetro; sul lato nord la presenza di un corridoio costituisce inoltre un disimpegno diretto tra scalone principale e scala di servizio: quest'ultima, a riprova dell'accuratezza del progetto originario, risolve con un doppio ordine di rampe, raccordato ai piani, il minore sviluppo in pianta, con un motivo a volta-cunicolo che si sviluppa senza soluzione di continuità dalla cantina al sottotetto.

La struttura dei soffitti è lignea, in particolare con cassettoni a "passasotto", con passo ed intersezioni proporzionali alla dimensione delle stanze affrescati con disegni floreali e geometrici secondo uno schema unitario.
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Particolari rimarchevoli le porte in legno di noce scolpito, il camino in marmo e la grande stufa tra le stanze principali.
Il secondo piano, cui si accede solo dalla scala secondaria, è disimpegnato da due corridoi ortogonali incrociati sullo sbarco e sviluppati per tutta la lunghezza dell'immobile: tuttavia l'impianto e la simmetria generali rimangono quelli del piano nobile.

Il sottotetto è accessibile direttamente dalla scala secondaria ed è costituito da ambienti di grandi dimensioni illuminati da abbaini disposti simmetricamente secondo le falde di copertura.

La simmetria e regolarità quasi spoglia dei prospetti sono le dominanti dei partiti architetonici esterni, ingentiliti da balconi in pietra lavorata e con parapetto in ferro battuto, collocati al centro (in pianta ed alzato) delle rispettive fronti, ciascuno inoltre sormontante l'ingresso da ogni lato, mentre parti piene e vuote sono disposte ad intervalli proporzionali secondo moduli costanti AAB.
La ricchezza viene così a costituirsi per ripetizione costante di elementi semplici: davanzali inpietra con elaborazione variabile secondo il piano, altezza decrescente dei vani finestra, ferri dei balconi, disegno del bel cornicione in pietra e cemento a sporto con gli elementi angolari in foggia di drago della gronda.

L'insieme è caratterizzato da una grande compostezza ed equilibrio, in grado di rappresentare un segno dominante nel paesaggio, che si ripetono nel sobrio ed ampio parco, affacciato in guisa di balconata sulla Val Menaggio, con l'ampio terrapieno a sud, il giardino della fontana ad ovest ed il percorso di accesso con gradoni ad est, mentre a nord, sul cortile antistante cucine e scuderie, una piccola torre funge da deposito al giardino.
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Ruolo di centralità per tutti i cittadini

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L'utilizzazione ad uso pubblico della Villa Camozzi è nata dalla convergenza di tre ordini di considerazioni: in primo luogo la necessità di conservare e recuperare alla collettività un patrimonio architettonico rilevante, legato alla sua storia; in secondo luogo l'esigenza di poter costruire un centro di aggregazione sociale e culturale; in terzo luogo le potenzialità emerse per il comune di Grandola ed Uniti nel settore convegnistico e in quello della conoscenza e conservazione del patrimonio neturale ambientale.

In relazione a questi differenti ordini di esigenze, il razionale recupero ad uso pubblico della Villa Camozzi è stato impostato sulla necessità di utilizzare gli spazi con le seguenti destinazioni:
- Municipio
- Centro Convegni ed Esposizioni
- Museo Etnografico e Naturalistico "Val Sanagra".

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La localizzazione della Sede Comunale, al primo piano della Villa, ha permesso di organizzare in forma più funzionale la pubblica amminstrazione, dotando ciascun ufficio di spazi idonei, indipendenti tra loro e nello stesso tempo collegati telematicamente, im modo da offrire ai vari responsabili dei procedimenti e dei servizi di operare in autonomia e di attingere informazioni dagli altri uffici direttamente dalla propria postazione operativa.

La parte principale del piano è occupata dalla spaziosa Sala del Consiglio, grande salone conn camino, che costituiva la parte centrale del Piano Nobile, e che con l'intervento di nuova destinazione ha assunto il ruolo centrale delle scelte politiche dell'Amministrazione comunale ed anche di sede ufficiale per le celebrazioni dei matrimoni civili.

Il Centro Convegni ed Esposizioni interpreta e valorizza alcune opportunità presenti in zona che stentano ad affermarsi per la mancanza di spazi idonei.
La struttura proposta non intende presentarsi come competitiva di analoghe iniziative presenti nel Centro Lago, ma in primo luogo come struttura di servizio per ogni tipo di attività presente nel territorio della Comunità Montana Alpi Lepontine, aperta inoltre ad usi articolati che vanno dall'organizzazione di convegni scientifici e manifestazioni celebrative, cicli didattici e seminari, cineclub e rappresentazioni teatrali, manifestazioni musicali e canore.
La Sala delle cerimonie è inoltre a disposizione per la celebrazione di matrimoni e rinfreschi per le varie occasioni.

Il Museo Etnografico e Naturlaistico della Val Sanagra è stato ideato e relizzato con l'intento di raccogliere, organizzare, studiare e diffondere le conoscenze in merito alle particolarità dell'ambiente mediante la conservazione, la tutela, l'elaborazione scientifica e didattica in ognni forma di testimonianza concernente l'avifauna locale e di passo, la fauna, la botanica, la malacologia, l'etnografia, la mineralogia e la paleontologia.

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Il gruppo operativo dell'Associazione "Storia Natura e Vita" è in attività permanente per la raccolta di tutto il materiale storico ed etnografico sul territorio comunale, per gli interventi necessari a riparare, sistemare e ricreare tali reperti, per la catalogazione e la schedatura informatica di tutte le testimonianze raccolte e infine per la creazione e l'arricchimento continuo delle varie sezioni del museo:
- Attività e mestieri
- Ambienti domestici
- La storia di Grandola
- Il Corpo Musicale di Grandola
- Flora e Fauna in Val Sanagra
- Mostra della Ferrovia: Menaggio - Grandola - Porlezza
- Sala dei Minerali e Fossili

Gli impegni assunti e le scelte fatte da parte dell'Amministarzione Comunale hanno favorito un recupero prestigioso di una Villa settecentesca che, pur essendo parte del patrimonio grandolese, è diventata così un patrimonio di tutta la Comunità assumendo un ruolo di centralità perchè sede di un museo etnografico naturlistico a garanzia e tutela di un patrimonio storico e naturale da osservare.
Sala FossiliSala FaunaMuseo Val Sanagra FunghiSala CasaMuseo Val Sanagra DioramiSala MusicaMuseo Val Sanagra Mostra Foto Ferrovia< /br>Mezzi di TrasportoAttrezzi AgricoliStrumenti di LavoroArtigianato
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Villa Camozzi

MUSEO ETNOGRAFICO
E NATURALISTICO
VAL SANAGRA
Villa Camozzi - Sede Municipio e Museo
Piazza Camozzi, 2 • 22010 Grandola ed Uniti • (CO) • Italy
e-mail: [email protected]
Tel. +39 0344 32115 • Fax +39 0344 30247

e-mail: [email protected]www.museovalsanagra.it

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